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LIBRO QUARTO 201

con grande pompa e, dir vorrei, trionfante della sua gloriosa vittoria, mette piede in Costantinopoli, ove nulla standogli a cuore le pubbliche faccende, pone ogni suo pensiero a rendere l’eccessivo uso dei piaceri e de’ sollazzi non inferiore alla grandezza di quelle mura1.

Graziano al ricevere la scritta di Teodosio non poco turbatosi, mandavi bastevoli truppe capitanate da Baudone avente Arbogaste a compagno. Entrambi Francesi di schiatta, amantissimi de’ Romani ed affatto abborrenti dall’avarizia e dal porgere la mano ai doni, erano di parità prudenti al sommo nelle belliche imprese e di grandissima robustezza. Giunti coll’esercito nella Macedonia e nella Tessaglia, i barbari quivi di stanza infin dal principio conosciutene le risoluzioni e l’ardimento ritiraronsi, abbandonati que’ luoghi, nella Tracia, e titubanti sul partito da prendere, hanno da ultimo ricorso ad una frode non diversa dall’antecedente, colle stesse arti studiandosi gabbare l’imperator Teodosio. Al qual uopo inviangli gente di abbiettissima condizione con promesse di amicizia, di confede-

  1. Vediamo ora il narrato in proposito da P. Diacono, Iib. XII. «Egli non di meno così detestava i difetti cui soggiacque la riputazione di Traiano, la violenza vo’ dire e la brama de’ trionfi, che non mosse giammai guerre, bensì trovolle, e proibì con legge ne’ banchetti i disonesti trastulli e le cantatrici.» Ma perdoniamo a Zosimo, siccome a colui che ritenea valere per tutte le scelleraggini l’essere stato cristiano. T. S.