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216 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

meglio potesse combattere i barbari minaccianti la Pannonia all’impero suggetta. L’ambasciadore, terminata la sua missione, retrocedendo lietissimo per la copia ed il pregio dei ricevuti doni e pe’ soccorsi accordatigli, agevolò imprudentemente a Massimo la via di far ritorno dalle Alpi ne’ proprj Stati. Mercè di che il ribello, prevedendo quanto era per succedere, disposto l’occorrente, lo seguì coll’intero esercito preceduto da parecchie guardie in silenzio, ed aventi ordine di porre ogni cura nell’impedire che nessuno di corsa inoltratosi annunziassene ai compagni di lui la venuta in Italia; vigilanza di ben facile esecuzione, rimanere occulto non potendo chi dalle strettissime gole delle Alpi attenta proceder oltre. Inteso poscia che Donnino colle sue genti penetrato era in quelli rinserrati poggi ed inaccessibili passi, come pure nel contiguo palustre suolo di assai grave imbarazzo al transito di molta soldatesca, senza tema di ostilitadi mei tesi in cammino, ed entrato in Italia conduce le truppe ad Aquileia.

Valentiniano per così repentina sorpresa non avendo più nulla a sperare, anche i suoi famigliari cominciarono ad intimorirsi non Massimo, addivenuto padrone, lo morisse. Laonde montato in nave pigliò la via di Tessalonica, unitamente alla genitrice Giustina, consorte in prima di Magnenzio, come narrato abbiamo, e lui morto passata a seconde nozze, per le sue eleganti forme, con Valentiniano; ella menava seco la figlia Galla. Dopo così lunga navigazione afferrati a Tessalonica inviano ambasceria a Teodosio pregandolo che almeno ora punisca tanta insolenza verso tutta la famiglia di