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226 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

ed il suo buon volere da chi presiedeva con tanta empietà e negligenza alle pubbliche faccende.

Corsa ovunque la fama di questa scelleraggine, tutti parlandone ed anche i più modesti comportando assai di mal animo tanta enormezza, Rufino vien dichiarato consolo, in premio, quasi diremmo, d’onesta azione. Quindi senza fondamento al mondo pigliati sono di mira Taziano ed il figlio Procolo, non avendo altra colpa verso il nemico loro salvo quella di mostrarsi (il primo nella prefettura del pretorio ed il secondo nella urbana) incorruttibilissimi dai doni ed esemplarissimi, come addimandava il dovere nelle sostenute magistrature. Oltre di che a compiere le trame contro ad essi è citato in giudizio Taziano, privatolo innanzi dell’uffizio e nomato in sua vece a prefetto dell’aula Rufino; sebbene poi altri in apparenza destinati fossero a giudicarlo, soltanto al rivale serbata era l’autorità di profferir sentenza. Procolo accortosi delle insidie e provveduto alla propria salvezza fuggendo, colla sua attitudine recavagli ombra e timore non isconvolgesse, macchinando novitadi, i fatti divisamente Laonde con frodi e giuri piglia di sorpresa il genitore Taziano, consenziente lo stesso monarca, destando grandissime speranze così nel padre come nel figlio. Trattolo di tal guisa da un reale sospetto a vani sogni lo anima da ultimo a richiamare con lettera Procolo, che al momento di sua comparsa viene arrestato e condotto in prigione, ordinando a Taziano di abitare in patria, ov’è di frequente costretto ad assistere alla causa del figlio. I giudici finalmente, a norma de’ fatti accordi col traditore, comandano che