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232 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

di speranza il valico delle Alpi accostassi al ribello, spaventandolo col suo repentino arrivo. Fatto alto ed opinando convenirgli mandare innanzi ad eseguire i primi assalti le barbariche legioni, commise a Gaine di affrontare colle sue genti la contraria oste tenendogli dietro gli altri duci alla testa de’ barbari cavalieri, degli arcadori in sella, e de’ pedoni. Eugenio anch’egli ordinò a’ suoi di procedere oltre; venuti alle prese gli eserciti accadde nel bollor dell’aringo sì forte ecclisse del sole che detto sarebbesi durante il maggior tempo di esso non giorno, ma notte. Ambe le parti dunque esposte a quella foggia di notturno certame soggiacquero a tanta strage quanta erane mestieri per ispegnere grandissimo numero de’ confederati imperiali unitamente al duce Bacurio, il quale, impavido ne’ pericoli, mostrossi nella mischia, combattendo innanzi a suoi, valentissimo capitano. Il resto inaspettatamente potè fuggendo salvarsi.

Al calar delle tenebre tornati gli eserciti ne’ loro campi, Eugenio, lietissimo per tanta vittoria, distribuiva premj a que’ militi rendutisi famosi nel cimento, ed accordava alle truppe licenza di prendere cibo, quasi dopo la terribile strage terminato si fosse il battagliare. Voltisi pertanto costoro ad attutare i bisogni dello stomaco, l’imperatore Teodosio al comparir dell’aurora va con tutte le truppe loro addosso, trovandoli per ancora sopra il terreno coricati, ed uccideli prima ch’e’ potessero di lor sorte avvedersi. Trascorso quindi al padiglione del ribello combatte le truppe ivi dappresso, a molte recando morte: altre, destatesi