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260 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

comunque capitati loro alle mani ai militi di Gaine, perchè non fossero di forza espugnate.

Liberata la città dall’urgentissimo pericolo, i barbari, sette mila e più di numero, sopraffatti dalla popolazione riamarono entro la chiesa de’ cristiani vicina alla reggia, cercando per loro salvezza questo asilo. Ma l’imperatore comandane l’eccidio in quello stesso luogo, non giudicandolo a bastante idoneo a renderli esenti dalla giustissima punigione de’ commessi delitti. Ad un tal ordine del principe nessuno tuttavia osava strapparli di là, temendo non eglino facessero pruova di resistenza. Laonde si risolve di abbattere il tetto soprapposto alla mensa del sacrario (cosi denominata), acciocchè gli esecutori dell’imperiale comando gittassero dall’alto legni ardenti1 lor contro, e di tal modo, operando senza posa, tutti venissero dalle fiamme consunti. L’impresa di vero conseguì l’intento, i barbari dal primo all’ultimo rimanendovi uccisi, ma ne’ più fervorosi cristiani destossi lo scrupolo di essersi nel mezzo della città effettuato enorme sacrilegio.

Gaine, fallitogli questo gravissimo tentativo, passò a guerreggiare manifestamente la repubblica, ed assalite le campagne della Tracia, vi osservava murate le

  1. Socrate, nel lib. VI della Storia Eccl., c. 6, riferisce che la chiesa incendiata apparteneva ai Gotti, e narra il come pervenne a salvamento Costantinopoli, ridotta ad estremo pericolo se una turba d’angeli, in sembianza di guerrieri, non avesse all’improvvista empito di spavento i Tartari. T. S.