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264 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

rerie, la spoglia del poco restatovi. Temendo in seguito la comparsa di qualche imperiale esercito ad assalirlo, e sospettoso insieme de’ Romani seco metteli a morte, affatto ignari della trista lor fine. Valica quindi coi barbari l’Istro per tornare in patria e passarvi gli ultimi giorni di sua vita.

Se non che, mentr’egli va eseguendo i concepiti disegni, Uldes, a que’ dì principe degli Unni, estimò periglioso il concedere ad un barbaro accompagnato dalle proprie milizie l’abitare oltre quel fiume, reputava a simile, discacciandolo, gratificare all’imperatore. Il di che prepaparatosi a movergli guerra, assembra le raccolte milizie per chiamarlo a battaglia. Gaine allora, chiusagli la via di riparare nel suolo Romano e costretto a battersi col nemico esercito, conduce i suoi armati alla volta degli Unni, e venutovi più e più siate a battaglia, giunge, mediante il coraggio delle sue truppe, ad opporgli valida resistenza; non di meno mancatagli poscia molta gente, egli stesso da forte e valoroso combattendo incontravi morte.

Terminata la guerra colla vita di Gaine, Uldes principe degli Unni, mandatane ad Arcadio la testa e riportati per la sua impresa larghi premj, legossi co’ Romani. Ma nulla tuttora avendovi di stabile sotto un imperatore manchevolissimo di prudenza, la Tracia soggiacque a nuove sciagure cagionatele dai fuggiaschi prigioni ad uno coi disertori, i quali affermandosi Unni ivan predando quanto eravi a cielo scoperto ne’ campi. Laonde Fraiuto speditevi le milizie e spentili unitamente ad ogni altro reo di ostilitadi, fe’ liberi da