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268 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

al di là del femminile sesso presuntuosa e signoreggiata dalla insaziabile avarizia tanto degli eunuchi quanto delle donnicciole di sua confidenza e d’un poter sommo presso lei, ad ognuno rendeva penosissima la vita, al punto di ridurre le oneste persone bramose meglio di tutto il resto, della morte.

Siffatte sciagure quasi non bastassero, fu Costantinopoli esposta ad un pericolo maggiore di altro qualunque gravissimo, ed eccone il motivo: Giovanni, come narravamo, rivenuto dall’esilio, e nelle consuete sacre concioni sommovendo gli ascoltanti contro all’augusta, vedutosi in procinto d’essere cacciato dì nuovo dalla sede vescovile e da quelle mura, monta sopra nave e parte. I suoi favoreggiatori allora, mentre impedir tentano col massimo zelo che venga in luogo di lui sostituito altro vescovo, divisano d’incendiare la città. Di notte adunque appiccato fuoco alla chiesa 1 verso l’aurora di là ritrattisi onde rimanere occulti, all’aggiornare la popolazione mira lo spettacolo di Costantinopoli in tremendo pericolo, andando la chiesa ed i vicini caseggiati in fiamme: nè basta: venti procellosi levaronsi a rendere più luttuoso il disastro. L’incendio non sparagnò tampoco il palazzo destinato

  1. Di questo incendio non vien fatta menzione dagli scrittori della istoria ecclesiastica, limitandosi eglino a riferire quello pertinente alla chiesa de’ Gotti, e già da noi rammentato. Accaddene altro assai più terribile sotto l’impero di Leone, ma esso non può assolutamente rapportarsi a questi tempi. T. S.