Pagina:Della Nuova Istoria.djvu/303

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LIBRO QUINTO 277

in uso. Arrivatovi manda per Stelicone, volendo ch’ei raffrenasse con gastighi le truppe venute nel viaggio infra loro a contesa. Laonde quegli ragunati li sediziosi, ed appalesando loro il ricevuto imperiale comando non solo di punirli, ma eziandio colla decimazione di mettere i più colpevoli a morie, destò in essi tale perturbamento che, tutti con dirotto pianto riusciti a farlo pietoso, n’ebbero promessa di ottenere dalla sovrana clemenza il perdono, ed Onorio confermatane la data parola, intrattennelo seco a consultare intorno alle pubbliche occorrenze. Imperciocchè Stilicone desiava farsi nell’Oriente per mettere in assetto gli affari di Teodosio, figlio di Arcadio, ed in bisogno di tutela; ed anch’egli Onorio avea intenzione di calcare quella via e disporre il lutto onde assodarvi l’impero del pupillo. Se non che Stilicone pur ora contrariavalo, e adducendo la malta spesa dell’imperiale gita pervenne a dissuaderlo. Mostravagli inoltre non convenire assolutamente, ribellatosi Costantinopoli, che il principe si allontanasse cotanto dall’Italia ed abbandonasse le urgenze di Roma stessa, quando il ribello Costantino, trascorsa dall’un capo all’altro tutta la Gallia, trovavasi ora in Arelate. Aggiugnea di più a tali osservazioni, avvegnachè bastevolissime a richiedere la presenza ed i provvedimenti del monarca, la venuta di Alarico, barbaro, a non dubitarne, disleale, con seco numerosissime barbariche truppe, il quale, rinvenendo l’Italia senza difesa, tosto la occuperebbe. Essere dunque ottimo consiglio il commettergli una spedizione contro al sedizioso composta d’una parte delle schiere da lui comandate e