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LIBRO QUINTO 279

nie1. Scorso a pena il quarto giorno dall’imperiale entrata in quella città, l’augusto, chiamate al pretorio le truppe, si mostra loro ed eccitale a guerreggiare il ribello Costantino. Quindi perfetto silenzio osservatosi rapporto a Stilicone, parve a molti che Olimpio accennasse palesemente ai congregati di rammentare i parlari da lui sottomano fatti. Le truppe allora addivenute quasi furenti uccidono Limenio, prefetto del pretorio appo le nazioni di là dalle Alpi, e Cariobaude, ivi maestro de’ militi, sfuggito avendo entrambi per ventura il tiranno, ed in Ticino raggiunto l’imperatore. Tolgon di vita a simile Vincenzo e Salvio, l’uno maestro de’ cavalieri e l’altro prefetto dei domestici. Cresciuta la sedizione, ritiratosi l’augusto nel pretorio ed alcuni magistrati messa in salvo colla fuga la vita, le truppe spantesi per la intera città fanno strage di tutti que’ magistrati che rinvenir possono, cavandoli dalle case ove speravan salute, e pongono a sacco le generali sustanze. Si latito propagatosi il male da non avervi più siducia di sanarlo, Onorio, indossata una piccola tunica, senza paludamento e diadema comparso nel mezzo della città,

  1. Sozomeno (lib. IX, c. 4) così parla d’Olimpio. Stilicone con tulle le sue forze ispirando agli imperi, Olimpio, scopertane la frode, avverte Onorio delle costui pratiche tendenti a trasferire in sè stesso la signoria e prendere a collega il figlio Eucherio, gentile a non dubitarne ed avverso ai cristiani. Non maraviglieremo dunque vedendolo con tali colori dipinto, estimando Zosimo che la sola professione del cristianesimo sia il compendio di tutte le scelleratezze. T. S.