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296 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

certamente empietà somma l’inveire contra gli oppressi, nè attendea a rigorose investigazioni, avvisando ben anche in segreto molti di occultare tutto quel mai potessero, giudicato venne privo affatto di meriti, e condotto a Ravenna, onde portare la pena dell’umanità accordata agli sventurati stato sarebbevi, a non dubitarne, condannato a morte dalla barbarie dominante in que’ tempi, se ritirato non si fosse in una chiesa de’ cristiani. Massimiliano caduto nelle mani de’ nemici fu redento dal genitore Mariniano collo sborso di trentamila aurei. Sospesa trattanto dal principe la confermagione della pace e non soddisfacendosi ai convenuti patti, li Romani più non aveano libertà di uscire delle mura. Laonde il senato inviagli novamente ambasciatori avendovi tra essi il Romano vescovo ed alcuni barbari da Alarico ricevuti per guardarli dai nemici che rendeano pericolose le vie.

Arrivati costoro presso l’imperatore, Ataulfo chiamato da Alarico, di conformità all’esposto precedentemente, valicò le Alpi estendentisi dalla Pannonia verso Venezia. L’augusto a tale annunzio, saputo il basso numero di quelle truppe, ordinò a tutte le milizie, cavalieri e fanti, a dimora nelle città di muovere co’ proprj duci ad incontrarlo. Olimpio comandante delle palatine coorti in Ravenna aggiunsevi trecento Unni. Costoro al grido che le genti di Ataulfo approssimate eransi ad una città di nome Pisa, uccisero in ostinata battaglia mille e cento Gotti, e perduti soltanto diciassette loro commilitoni arrivarono sani e salvi a Ravenna.

I palatini eunuchi accusato avendo appo il sovrano