Pagina:Della Nuova Istoria.djvu/379

Da Wikisource.

29

praintendente generale dell’entrata e della gabella pubblica. Oppressa veniva per costui opera da straordinarie tasse una provincia a cui le scorrerie de’ Barbari, il distrutto commercio, e l’abbandonata agricoltura, rendevano impossibil cosa il pagamento anche delle consuete. La ferma sua opposizione a tali ladronecci esponevalo all’odio de’ ministri, ed accrescea presso a’ popoli la fama delle sue virtù; senonchè questa già sì grande ovunque spandevasi che più essere ella non poteva, nè per lui senza pericolo, nè per Costanzo senza trepidazione (-42). La malevolenza intenta a spegnere una gloria nascente, adulta, per procacciarle invidia, la esagera. Non più la viltà de’ cortigiani rappresentare poteva Giuliano come il frivolo ed ozioso sofista d’Atene, o il ridicolo soldato che apparve allorchè per la prima volta indossò la militare veste in Milano. Con maggior apparenza di verità raffiguraronsi nel vincitore de’ Franchi e de’ Germani i pericoli d’un ambizioso ridale, e nell’umano principe che alle rapine opponevasi de’ ministri, le arti d’un astuto demagogo intento a guadagnarsi una faziosa moltitudine. Caro a’ sudditi, teneramente amato da’ soldati, cinto già d’una gloria immortale, esso non potevasi, nel loro linguaggio, lasciare al comando d’un esercito vittorioso senza violare i dettami della più comune prudenza. Costanzo naturalmente disposto ad odiare e paventare chi egli aveva offeso, nè mai esitante nella scelta de’ mezzi onde liberarsi de’ suoi timori, di leggieri prestò orecchio a’ loro consigli, e poichè un pretesto ofTerivagli la guerra di Persia, ordinò che quattro intere legioni le più belli-