Pagina:Della Nuova Istoria.djvu/389

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rifare devesi cd alimentar con la guerra, e che ad attendere il suo nemico nella Gallia sarebbe stato un confinarsi alle proprie e poche sue forze da opporre a quelle di lutto l’Impero, e un perdere non solo i vantaggi che la distrazione offeriva della guerra persiana, ma quelli altresì che in novità siffatte dallo sbigottimento derivano de’ popoli e dal tumulto delle loro passioni, deliberò di mandare ad effetto una di quelle ardite e magnanime imprese, che gran parte ricavano del loro riuscimento dalla stessa temerità con cui le menti sbalordiscono, e che ne 1 pigri ed infermi governi, ed in quelli spezialmente appo i quali il nemico nè trova, nè trovar può, un nemico in ogni cittadino, rado è che non sortano un esito favorevole.

L’antico lllirio che con nna parte della moderna Austria e della moderna Ungheria, tutto quel vasto tratto di paese comprendeva che chiuso quinci dal Danubio, e quindi dall’Adriatico, sino alle frontiere s’estende della Tracia c della Macedonia, intanto che con la sua posizione mettea un freno alla Germania ed alla Gallia, e rimaneva, a così dire, alla vedetta delle provi ncic orientali, colle sue miniere d’oro e d’argento, e colla grande e bellicosa sua popolazione, il nerbo esso era di quelle d’occidente, e l’inessiccabile fonte da cui traevansi i supplementi degli eserciti. Di tal paese deliberò Giuliano d’impadronirsi penetrando nella sua capitale, e con un esercito di soli ventitrè mila uomini, che tutta formavano la somma delle sue forze, non temè d’accingersi ad assegnare un nuovo padrone al mondo romano. D’"uopo era correre non solo un assai