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LIBRO PRIMO. 29

Odanato ritiratosi poscia in Emisa, e serbandovi tal quale nativa rinomea, fuvvi insidiosamente ucciso. Zenobìa, sua donna e d’animo virile fornita, assunse allora il maneggio degli affari, ed assistita dai famigliari del consorte appalesavasi non meno esperta nel condurli a buon fine.

Tale addivenuta la condizione dell’oriente, giunge avviso a Gallieno, sempre avvolto nella Scitica guerra, che Aureliano1, comandante delle milizie in arcione e destinato a tener d’occhio presso la città di Milano il passaggio nell’Italia di Postumo, brogliava cercando appianarsi la via del trono. Conturbatosi, udendone, corre alla volta d’Italia, fidando il proseguimento di quella guerra a Marciano, espertissimo duce nelle belliche imprese. Intanto che questi felicemente capitanava le truppe, Gallieno, battendo sempre il cammino ver l’Italia, cadde in insidie. Eracliano, prefetto del pretorio, associatosi nella trama a Claudio, il quale si parea governar dovesse la repubblica spento Gallieno, studiasi dargli morte. Avendo all’uopo trovato nel condottiero delle genti Dalmate un prontissimo esecutore, commetterli la stabilita uccisione. Presentatosi costui all’imperatore stante al desco cenando, e dettogli che una spia riferito avea prossimo l’arrivo d’Auriolo colle truppe, bastò a spaventarlo. Fattesi dunque portare le armi e salito in

  1. Quanto leggiamo in Treb. Pollione ci fa avvertiti doversi al nome Aureliano sostituire quello di Auriolo, due volte costui dichiaratosi ribelle, come a sufficienza è chiarito dalle seguenti parole del nostro autore.