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288 la fantesca


Santina. (Io non ho visto tutto oggi mio marito, e Fioretta non è in casa: dubito di qualche trama). Nepita, vien fuori, fammi compagnia.

Nepita. Vengo, eccomi.

Speziale. Madonna, sète voi di questa casa?

Santina. Sí bene.

Speziale. Date queste pilole a Gerasto, e ditegli che non l’ho potuto recar piú presto.

Santina. Che pilole son queste? per qual infirmitá?

Speziale. Certe pilole che m’ha chieste per esser gagliardo in una battaglia amorosa che vuol far con una sua serva.

Santina. Chi ha detto a te questo?

Speziale. Me l’ha detto lui, mentre stava mescolando la composizione.

Santina. Come si chiama questa sua serva?

Speziale. Garofoletta o Rosetta, se mal non mi ricordo.

Santina. «Fioretta» vuoi tu dire?

Speziale. Sí, sí. Ditegli che il modo d’oprarle è questo: che s’ingiotta queste, poi mangi una libra di pignoli e beva vernaccia fina, non altro, ché fará facende.

Santina. Come potrá ingannar sua moglie?

Speziale. Mi disse che erano venuti certi forastieri ad alloggiar seco, e che la casa era sozzopra e la moglie non poteva attenderci; e che presso la sua casa aveva una camera terrena oscura dove avea ella promesso venirci.

Santina. Non deve egli amar molto la moglie, poiché tanto l’ingiuria.

Speziale. Mi dice che sua moglie è una macra, brutta come una strega e vecchia; e che la vorrebbe veder tanto sotterra quanto ora sta sovra terra, e che non vede mai giunger l’ora che la morte gli la toglia dinanzi, tanto è ritrosa, superba e fastidiosa e rincrescevole. Ma io l’ho insegnata un’altra ricetta per farla divenir umile e benevole e di buona creanza.

Santina. E come è questa ricetta?

Speziale. Che la mattina quando è nuda nel letto, le dii a bere un poco d’acqua di legno, poi le freghi la schena con