Pagina:Della Porta - Le commedie I.djvu/392

Da Wikisource.
382 la tabernaria


Pseudonimo. Sí ben, perché dico il vero.

Antifilo. Va’ t’appicca.

Pseudonimo. Va’ e appiccati tu che lo meriti, ché tu vuoi truffar me.

Antifilo. Tu dici che Antifilo è morto di peste; io sono Antifilo, e io son vivo a tuo dispetto. Padre, meritarebbe che costui fosse preso da’ birri e balzato in una galea.

Limoforo. Giá tace: la veritá e la vergogna gli chiude la bocca, ché non sa che rispondere.

Pedante. Meritarebbe che questo falsiloquo fosse ben castigato.

Pseudonimo. Ascoltate la veritá.

Limoforo. Ascoltiamo che dice la bocca della veritá.

Pseudonimo. Chiamiamo la balia; ella chiarirá chi sia il vero Limoforo di noi duo.

Limoforo. Che si chiami.

Pseudonimo. Tic, toc, tic. Cala qua giú, Lima.

SCENA III.

Lima, Pedante, Pseudonimo, Limoforo, Antifilo.

Lima. Che commandate, signor Limoforo mio padrone?

Pseudonimo. Che dichi chi di noi sia veramente Limoforo.

Lima. Che dimande son queste? voi sète Limoforo, il mio antico padrone.

Pseudonimo. Chi è costui che mi sta presso?

Lima. Io non lo conosco, ...

Limoforo. Non mi conosci, eh! e io subito, in veder te, t’ho riconosciuta. Ma raffigurami meglio.

Lima. ...né tampoco mi ricordo avervi giamai visto.

Limoforo. Non ti ricordi del tuo antico padrone Limoforo?

Lima. Signor Limoforo...: dico, forastiero, veramente che non vi cognosco.

Limoforo. Pur mi chiami Limoforo; e tu non volendo, a tuo dispetto la lingua ti manifesta i secreti del core. Ma questi chi è?