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116 la cintia


Lidia. Deve esser vostro amico.

Amasio. Tanto amico che son come egli stesso.

Lidia. E dice che m’ama molto?

Amasio. Cosí amaste voi me!

Lidia. Sappiate, Amasia, sorella cara, che non è persona al mondo che v’ami piú di me, perché vedo che veramente mi amate di cuore e compatite i miei dolori.

Amasio. Certo che se voi m’amaste mille volte piú di quello che dite, non paghereste una minima scintilla dell’amor che vi porto. Orsú, fate ferma risoluzione: lasciate d’amar Cintio e abbiate pietá di colui.

Lidia. Essendo usata tanta crudeltá contro me stessa, non posso aver pietá di niuno; ma io ho scherzato cosí con voi, Amasia mia dolcissima. Si cangiará piú tosto il mondo che cangi io voglia o pensiero, o Amasia. Lasciar io di amar Cintio? sarebbe piú possibile lasciar la vita: sarò di Cintio o della morte!

Amasio. (O miserabil effetto d’amor vano, o insuperabil pertinacia contro di me!). Certo costui v’ará ammaliato.

Lidia. Le malie che ave usate contro di me sono i suoi gentil modi, i graziosi costumi e la sua bellezza.

Balia. O immutabil petto di femina, certo che voi non parete donna! Non v’accorgete come Amasia è tutta mutata di colore e par che venghi meno?

Lidia. Amasia mia, che hai? che mutazione è questa? e che doglia t’è sovraggionta?

Amasio. Soverchia passione mi occupa il core!

Lidia. Balia balia, sostieni, ch’io stropiccerò l’orecchie.

Balia. Mordile le labbia, che cosí gli ravviverai gli spirti.

Lidia. Rivieni, Amasia mia.

Balia. I vostri baci l’han fatta rivenire.

Lidia. Sia ringraziato Iddio! Amasia mia, abbi pietá di me, aiutami con Cintio tuo vicino.

Amasio. Non convien aver pietá di chi la niega ad altri.

Lidia. Amore vuole che s’ami un solo e si schivi ogni altro.

Amasio. E però Cintio schiva voi perché ama altra.