Pagina:Della Porta - Le commedie II.djvu/155

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atto secondo 143


Capitano. Con la mia testa ho fracassato bastioni e belovardi, e fo piú col mio fronte che non fa l’ariete con la testa di bronzo. Ma s’ella è tua moglie, ha perdute meco le sue ragioni e la ripudiarò com’ella merita. Ma che so io se sia vero quel che dici?

Erasto. La domenica passata giacqui seco insino all’alba.

Capitano. Come può esser ciò vero, se la domenica a notte fu ad un festino d’una sua vicina ed io fui sempre seco? penso che ciò l’arai sognato.

Erasto. Per vincer cosí perfida tua ostinazione e ché non dichi se ciò sia vero o no, questa notte vo a dormir seco e voglio che tu me la veda in braccio con gli occhi tuoi.

Capitano. Quando vedrò questo, la disgraziarò: a me non mancano innamorate. Che resta da far dunque?

Erasto. Quello che tu intenderai: fatti trovar qui alle due ore di notte ché ti farò veder quanto ti ho detto. E accioché l’uno e l’altro di voi si penta di quanto dice, tu di averle parlato dalla fenestra e tu d’esser stato seco al festino, vo’ che siate spettatori della mia gloria e delle mie dolcezze.

Capitano. Io non mi partirò da qui intorno.