Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
ATTO IV.
SCENA I.
Pedofilo, Erasto.
Pedofilo. (Sto con animo assai travagliato dal fatto di Amasio mio figliuolo. La notte passata è scappato di casa, poi l’ho visto venir tutto turbato: l’animo mio s’incontra alcun male! ...).
Erasto. (Son venuto rissoluto per uscir di fastidio; e sará meglio arrossir una volta e scoprirlo che tenerlo secreto e impallidir mille volte il giorno e soffrir mille indignitá. ...)
Pedofilo. (... Vo’ manifestar al mondo che sia maschio e ritornarmene a Bologna, poiché intendo che la parte guelfa nostra nemica è giá dipressa e annichilata).
Erasto. (... E vo’ dirgli che siamo sposati di nascosto e sia pregna di me, ché non penso sará cosí goffo che, avendole tolto l’onore, me la voglia negar per moglie; e quando pur non volesse concederlami, venir alla forza, alla violenza, alla rapina).
Pedofilo. (Ma ecco il fratello di colei che vien costá: vedrò modestamente potergli ragionar su questo fatto).
Erasto. (Lo veggio venir verso di me). Ben venghi il mio padre e padrone!
Pedofilo. Ben venghi il mio caro figlio e signore!
Erasto. Avendomi tolto molti mesi sono Vostra Signoria per patrone e per padre, con quella confidanza che si conviene tra figlio e padre, son venuto a ragionargli. ...
Pedofilo. Né altrimente riceverò le vostre parole.
Erasto. ... Sappiate, Pedofilo, mio carissimo padrone, che Amasia la tua figlia è moglie mia.
Pedofilo. Vostra moglie? Giesú, che dite? e come?