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DELLE DONNE 101

chè avverte ed esalta i servizi delle cantiniere nelle armate, delle suore di carità negli ospedali1, e tien conto delle professioni artistiche delle donne, intorno alle quali egli fa una osservazione, che io mi permetto fin d'ora di dichiarar vera, l'osservazione cioè che agli uomini maggiormente convengono le arti così dette silenziose, come l'architettura, la statuaria, la pittura, alla donna invece quelle che si esprimono con manifestazioni «animate, fuggitive, passionate», come la mimica, la musica, la parola2. Ma più di queste ed altre consimili osservazioni staccate, incidentali, non ci dà l'autore intorno al capitolo dei diritti delle donne. È questa la conseguenza del poco valore che egli dentro di sé attribuisce a siffatte discussioni, a petto di quelle intorno ai doveri e alle virtù morali delle donne? Io non lo so, ma prescindendo anche da questa investigazione, parmi di potere asserire senza temerità che fra il de Pompéry ed il Michelet, oltre alla somiglianza di metodo che notai di sopra, ve ne ha anche non poca nella sostanza delle sue opinioni intorno ai caratteri spirituali ed alla missione sociale della donna.

Nel mentre il Michelet, per difendere la causa delle donne in pari tempo contro le esagerazioni dei socialisti e contro la reazione provocata da questi nel campo della nuova filosofia civile, la portava quasi del tutto nella sfera del sentimento, anziché in quella dei diritti e delle funzioni sociali, altri scrittori suoi connazionali le restituivano questo suo vero aspetto, e sapevano trattarla con metodo scientifico e con imparzialità pari alla serietà.

Ricorderò fra i primi il Légouvé, la cui eccellente Storia morale delle donne3, accolta con tanto favore dal pubblico

  1. Ib., p. 171.
  2. Ib., p. 181.
  3. Histoire morale des femmes, par Ernest Lègouvè, 5a, Parigi 1869, p. 408. Questi è figlio di Légouvè, autore di un poema intitolato Le mérite des