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DELLE DONNE 125

scrutare gli intendimenti riposti degli scrittori, e non voglio per conseguenza dire che né madama Lacoste, né altro scrittore o scrittrice della categoria di cui ora vado parlando, abbia soverchiamente esaltata l'importanza delle riforme del diritto femminile, per effetto di opinioni esoteriche, molto differenti da quelle comunemente ricevute, intorno alla moralità delle relazioni fra i due sessi. Non credo però indiscrezione né malizia lo affermare che quegli scrittori e scrittrici non sembrano troppo caldi fautori di una morale basata sul dovere e pel dovere, che agli antichi parve la più sublime, quando la predicavano gli storici, e ai moderni del pari quando la predicò il Cristianesimo. Esse paiono invece far troppo caso dei compensi, dei sussidi esterni alla virtù, perchè non abbiano ad essere giudicate patire esse pure un tantino del mal del tempo, cioè di quella tendenza egoistica ed esteriore, che oggi pur troppo predomina la condotta e le opinioni morali di molte nazioni incivilite. Ed anche una certa rilassatezza nei precetti della morale s'incontra talvolta nelle opere di cui parlo, prodotto naturale di quel non troppo alto né esatto concetto della moralità e della virtù, ond'esse appaiono dominate. La signora Lacoste, per esempio, si espone pur troppo a siffatto giudizio in non poche proposizioni sparse qua e là nel suo libro, e principalmente là dove ella dice1: «quando un marito oltraggia la moglie colla sua sregolatezza, quando la vita domestica è divenuta insopportabile, e i figli abbandonano la casa, la madre, la moglie non deve più nulla a coloro che la sconoscono; essa ricupera la sua libertà, e se ne fa uso con convenienza e dignità (!!), se cerca in una sincera affezione la consolazione dei suoi mali, è nel suo diritto; essa attesta la sua personalità e non deve lasciarsi spaventare dai pettegolezzi, né dagli anatemi della legge. La sua condotta è una pro-

  1. Ib., p. 173.