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DELLE DONNE 129

primere la propria indignazione di fronte a tanta temerità di una giovine donna, non compensata abbastanza dalle sue proteste contro l'amor libero1 e in favore dell'immortalità2.

Vi ha finalmente una terza categoria di scrittori francesi, i quali, ispirandosi ai bisogni morali della società odierna, invocano in pari tempo e con pari serietà la riforma dei costumi e quella delle leggi concernenti la condizione giuridica delle donne. Nel mentre essi ripromettonsi il miglioramento della società principalmente da una migliore educazione morale di ambedue i sessi, non disconoscono però l'utile concorso che a tal fine può prestare la correzione di certe leggi che direttamente o indirettamente incoraggiano l’egoismo maschile, e scemano nelle donne il sentimento della loro dignità, e reclamano caldamente tali riforme legislative come un complemento indispensabile della riforma morale. Codesti scrittori sembranmi intendere la quistione femminile meglio di tutti gli altri, quantunque le conclusioni loro non possano soddisfare i partigiani numerosi della così detta ce emancipazione femminile», i quali o amano fare di questo subbietto una tesi d’effetto, o sono predominati da quella infatuazione, pur troppo comune ai nostri giorni, di una libertà individuale astrattamente intesa, cioè del diritto distaccato dal dovere, e considerato come una mera prerogativa personale. Infatti gli scrittori di cui parlo sogliono essere alquanto moderati nelle loro proposte intorno ai diritti delle donne, e fanno maggior caso di certe minori riforme del diritto civile, poco avvertite dagli emancipatori, benché nella pratica importantissime, che delle innovazioni così

  1. Ib., vol. I, p. 209.
  2. Ib., p. 265. — E neppure può salvare la signora d'Héricourt dalla universale approvazione quella sua troppo ingenua dichiarazione: «est-ce à dire que la femme doive opprimer l'homme? Non certes; elle méconnaîtrait les services rendus et fallirait à sa douce nature; mais elle lui fera comprendre que sa gloire est d'obéir, de se subordonner à l'autre sexe, parce qu'il moins parfait, et que ses qualités ne sont plus nécessaires au bien général».
Gabba — 9