Pagina:Della condizione giuridica della donna.djvu/268

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262 DELLA CONDIZIONE GIURIDICA

rucci non ammette, e le sue proposte circa il secondo argomento, per l'ampiezza e l'altezza loro, furono particolarmente avvertite dai contemporanei, ed anche da non pochi tacciate di esagerazione. «Lasciate prive, essa dice, della conveniente coltura, o coltivate solo a diletto e ad ostentazione, le menti delle donne non hanno la profondità e la saldezza che si richiede a ben conoscere il vero, ed a sentirne la virtù e l'efficacia»1. Checché si pensi intorno alla convenienza del programma degli studi femminili, tracciato dalla Ferrucci, pel maggior numero delle donne, questo è però certo che ella ha sempre subordinato l’istruzione femminile allo scopo della educazione morale e civile del suo sesso, che ella non ebbe mai di mira di invogliare le donne della letteratura più che dell'ufficio di buone mogli e di buone madri. Più di una volta mi accadde di udire dalle stesse sue labbra, la donna non dover essere letterata; la quale proposizione, detta da una donna che conta ad un tempo fra le più insigni letterate d'Italia e fra le più esemplari ed operose madri di famiglia, non solo è argomento della singoiar sua modestia, ma prova altresì che con quelle parole il saggio intende tutt'altra cosa che il volgo, pel quale ogni donna letterata e scrittrice è un essere fuori di posto, una persona ridicola: intende cioè che le donne d'ingegno non devono, per coltivare gli studi, trascurare i famigliari uffici, e che gli stessi studi elle devono di preferenza indirizzare a quegli altissimi fini che presiedono alla loro missione, affinchè se ne rendano sempre più degne e diventino sempre più idonee ad eseguirla. «Quando, dice la Ferrucci, una donna, cortese, bella, buona, modesta, è tanto ornata di lettere da potere di quelle saviamente discorrere e

    l'animo della donna, ove abbiano principio in Dio o da lui ricevano alimento e conforto, conserveranno l'impronta dell'origine loro, anche quando siano alle terrestri cose applicati» (Ib., p. 100).

  1. Educ. intell., vol. I, p. 8, 138; vol. II, p. 187.