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264 DELLA CONDIZIONE GIURIDICA

morale, la letteratura italiana, e specialmente la Divina Commedia, la fisica, il disegno, la lingua latina, la francese, e l'inglese, la musica1, tali sono le discipline in cui la Ferrucci vorrebbe che si erudissero le donne che vogliono diventare buone madri, e quelle che non vogliono essere di peso a se stesse nel difetto di famigliari occupazioni, o nell'età avanzata. E per ciascuna di quelle discipline essa addita la estensione maggiore o minore da assegnarsi allo studio, e le opere da leggere e da meditare, le quali, unite insieme, costituiscono, a dir vero, una non piccola biblioteca.

Come ho detto poc'anzi, questa parte delle proposte della esimia Ferrucci incontrò meno favore nel giudizio del pubblico, ed io pure, anticipando per un momento nel giudizio che starebbe meglio in altra parte di questo mio libro, mi dichiaro poco persuaso di quelle proposte. Imperocché, a parte la impossibilità di così variati ed estesi studi e letture nelle donne non fornite di straordinaria potenza intellettuale, sembra che siffatto programma, non tanto per la varietà degli obbietti che esso comprende, quanto per la graduata progressione che assegna ai singoli studi, per esempio alla storia e alla letteratura, per la copia dei libri di cui esige la lettura, per la stessa indole dei sussidi necessari a taluni studi, debba, ad onta degli ottimi intendimenti dell'autrice, riuscire nella pratica più idoneo a far letterate di professione, che giovani intese a prepararsi al matrimonio anziché ad acquistar fama di dottrina, e mogli e madri occupate intorno ai mariti ed ai figli assai più che intorno alla biblioteca. Vero è che l'autrice adduce nella prefazione l'esempio della figliuola sua, morta alla vigilia del matrimonio, e che fu una vera e perfetta incarnazione del programma in discorso; ed altri potrebbe desumere ancor più forte argomento dallo stesso esempio di

  1. Giustamente deplora l'autrice la troppa importanza che suolsi dare alla musica nella istruzione odierna delle fanciulle (Ib., p. 195).