Pagina:Della congiura di Catilina.djvu/29

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26 c. sallustio crispo

avea trafficato, molti di que’ capi conoscea, ed era lor noto: onde, senza indugiare, veduti i Legati nel Foro, brevemente informatosi delle angustie della loro città, e quasi compiangendola, interrogolli qual fine a tanti mali sperassero. Udendoli poscia dolersi dell’avarizia de’ magistrati, dell’infingardo Senato, e dire ch’altro rimedio non aspettavano a tante calamità, che la morte; soggiungeva egli loro: «Eppure, soltanto che vogliate esser uomini voi, insegnerovvi ben io come a sì gravi mali sottrarvi». Gli Allobrogi, per queste parole in alte speranze saliti, a pregare Umbreno di usar loro pietà; ad affermare non v’esser sì scabra cosa e terribile, ch’essi ardentemente non intraprendessero, purchè la lor patria si disgravasse dai debiti. Umbreno quindi gli introduce nella casa di Decimo Bruto, la quale per essere al Foro vicina, ed allora abitata da Sempronia in assenza di Bruto, pareva opportuna. Quivi ad un tempo invita Gabinio, per dar maggior peso a’ suoi detti: e, lui presente, rivela agli Allobrogi la congiura, i congiurati nomando, e molti altri d’ogni classe che tali non erano, per maggiormente inanimire i Legati. Promessa poi che hanno l’opera loro, accomiatali.


XLI.


Dubitarono gran pezza gli Allobrogi, a qual partito si appigliebbero. Dall’una parte li traevano i debiti, l’amor della guerra, l’alto guadagno della sperata vittoria: dall’altra maggiori forze vedevano, sicuri consiglj e premj certissimi a fronte di dubbie speranze. Fra tai pensieri ondeggiando costoro, vincea finalmente la sorte di Roma. A Quinto Fabio Sanga, solito protettore della loro città, ogni cosa da essi saputa rivelano. Cicerone da Sanga informatone, ordina ai Legati di fingersi nella congiura caldissimi, di accontarsi con gli altri congiurati, e di prometter bene di se stessi, ingegnandosi di appieno ad uno ad uno distinguerli tutti.


XLII.


Eransi mossi infrattanto varj romori di guerra nella Gallia citeriore e ulteriore, nei Piceni, Abbruzzj, e Pugliesi, dagli emissarj di Catilina, che quivi sconsigliatamente e quasi mentecatti procedeano: adunanze notturne; armi qua e là trasportate; solleciti moti; ogni cosa sossopra: il che più timore che danno arrecava. Quinto Metello Celere, Pretore, e Cajo Murena, Legato, nella Gallia citeriore, molti di costoro chiariti rei v’avevano catturati.