Pagina:Della fortuna di Dante nel secolo XVI Barbi, 1890.djvu/24

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— 10 — che dei due grandi poeti del trecento avevano i letterati. I fiorentini che sulla fine del XV. secolo, verseggiando in volgare, dettero forte impulso al rinrkovameiito della nostra "letteratura, tennero in ugual pregio come modelli poetici tanto Dante quanto il Petrarca, facendo della magnificenza, dell’uno ^liusto conto come della soavità dell’altro. Non cosi il Bembo: non toscano ed educato alla raffinatezza della cultura cortigiana non apprezzò la vivacità e schietta naturalezza dello scrivere, che acquista vigore dalle pure sorgenti del popolar linguaggio; ma, questo disprezzando, tolse ad imitare nei suoi versi e propose come maestro agli altri quello scrittore che per artifizioso scrivere giudicò perfetto; il Petrarca. Non buona stima fece egli della Commedia di Dante; andò anzi apertamente biasimandola nelle conversazioni e negli scritti, affinché alcuno, preso dalla novità, varietà e altezza della materia del poema sacro, non apprezzasse meno la bella veste esteriore del canzoniere petrarchesco, ed altro modello fuor del cantor di Laura non si proponesse da imitare. Perciò, mentre vedeva nel solo Petrarca " tutte le grazie della volgar poesia raccolte „ (^j, rassomigliava la Commedia di Dante " a un bello e spazioso campo di grano, che sia tutto di avene e di logli e di erbe sterili e dannose mescolato o ad alcuna non potata vite al suo tempo, la quale si vede esser poscia la (’) Opere; Venezia, 1729; If, Q5.