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Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/196

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182 della geografia di strabone

noziale, si serve di una catena di monti larga quaranta mila stadii e di un mare che si distende per ben trenta mila; poi volendo indicare la situazione delle varie parti della Terra abitata rispetto a questa linea, dà alle une il nome di meridionali, alle altre quello di settentrionali, e finalmente compone di varii paesi ciò ch’egli chiama Sezioni: allora si vuole considerare quale significato egli dia a’ suoi termini, e con quale intendimento egli dica che la cotal parte di una Sezione ne costituisce il lato settentrionale, e la cotal’altra il lato di mezzodì, o quel d’occidente o l’orientale. E s’egli negligenta di evitare i grandi errori, ne renda conto: ma se la sua negligenza è solo intorno a cose di lieve momento, non v’ha cagione di confutarlo. Or qui in nessun modo potrebbe alcuno confutare Eratostene: perocchè nessuno potrebbe dare una geometrica dimostrazione di luoghi situati in tanta distanza l’uno dall’altro: nè Ipparco, dov’egli imprende a farla da geometra, si vale giammai di principj ricevuti, ma di proposizioni immaginate da lui a suo capriccio.

In miglior modo ragiona1 poi Ipparco della quarta Sezione; ma continua nondimeno a far manifesta la sua inclinazione al criticare, e la sua tenacità delle ipotesi già premesse o di altre a quelle somiglianti. Ipparco rimprovera a buon diritto Eratostene per avere detto

  1. Leggo: βέλτιον λέγει col Coray e cogli Editori francesi, e non colle edizioni ordinarie βέλτιον λέγειν, che l’interprete latino tradusse praestat dicere; come se Strabone soggiungesse qui le opinioni sue proprie, e non invece quelle d’Ipparco.