Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 3.djvu/68

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condata, ed essendo inoltre quella città facilmente accessibìle a chi volesse investirla, non potea trarre dalla sua posizione speranza veruna di dover essere coll’andare del tempo felice: ma poichè a forza di valore e di fatica ebbe fatti suoi que’ luoghi, si mostrò un certo concorso di beni, superiore ad ogni naturale feliciti. Laonde poi questa città, sebbene tanto accresciuta provvede al nutrimento de’ proprii cittadini; nè mai le mancano il legname e le pietre occorrenti alle sue costruzioni, che di continuo si fanno a motivo delle rovine, degli incendj e delle vendite, le quali cose sono anch’esse continue: perocchè anche le vendite sono una specie di volontarie rovine, diroccando e rifabbricando i cittadini le case a capriccio. Pure a tutto questo bastano mirabilmente l’abbondanza delle miniere, e le selve ed i fiumi sui quali trasportansi gli occorrenti materiali. Il primo di questi fiumi è l’Anio1 che scorre da Alba, città latina presso ai Marsii, e attraversa la pianura a quelli soggetta fin dove poi entra nel Tevere; poi il Nar e il Tenea2, i quali attraversando l’Umbria vanno anch’essi a gettarsi nel fiume Tevere; e finalmente il Clani3 che scorre per la Tirrenia e pel territorio Clusino. Ora Cesare Augusto provvide a siffatti mali della città, ordinando a soccorrere contro gl’incendii una coorte di

  1. Teverone.
  2. La Nera e il Topino.
  3. La Chiana. Osservano gli Edit. franc. che questo nome Cleni o Glani fu comune a parecchi fiumi d’Italia.