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Burocrazia e fisco a Napoli tra XV e XVI secolo

Niccolò Toppi tratta della Sommaria nel quarto libro della sua opera, in cui la premessa storica è presto soppiantata dalla ricerca sui personaggi che regolarono la vita di quel Tribunale. Altro suo scopo, dopo la rivolta di Masaniello e quando maggiore era sembrato farsi il vento di fronda contro gli Spagnoli e il loro prepotere, poteva essere quello della dimostrazione dei grandi servigi resi dagli Uffici al potere, uffici d’altronde potenziati e rafforzati proprio sotto gli spagnoli e gli aragonesi, dei quali gli spagnoli amavano apparire legittimi eredi.

Egli parlando della Camera della Sommaria sotto gli aragonesi parla di reformatio di Alfonso; ma tale reformatio va intesa nel senso più ovvio e consueto con cui la parola era stata e veniva usata: valeva ripristinare, riportare alla forma primitiva ciò che appariva corrotto e guasto. Quando infatti vuol parlare di mutamenti, il Toppi usa il termine innovare 501. Ma Alfonso non mutò gli ordinamenti esistenti, pose soltanto in luogo dei precedenti dirigenti dell’ufficio della Sommaria

«viros doctos, prudentes, sagaces, prosapie illustres, consilioque pollentes;»

così come dovevano essere un tempo, si può pensare, visto che degli antichi e dei trapassati non possiamo nihil dicere nisi bene. Indubbiamente non mancarono, da parte del re, osservazioni, istruzioni e decreti grazie ai quali il Tribunale della Sommaria rifiorì, procurando benessere al fisco, sollievo al popolo e monumenti alla città. Ma poteva esprimersi in modo diverso il Toppi, se, come abbiamo visto, intendeva tra l’altro compiacere gli Spagnoli esaltando l’operato dei loro diretti predecessori, anch’essi spagnoli in quanto aragonesi? Anche per il 1495, il Toppi parla di reformatio Regiae Camerae. Ancora una volta si trattava di scelta e sostituzione di uomini degni in luogo di coloro nei quali, dopo gli eventi del 1494, non era più possibile aver fiducia. Il Tribunale della Regia Camera della Sommaria, ancora una volta dopo la citazione della lettera di Alfonso del 23 novembre 1450, appare al Toppi

«ab initio rerum divisum separatumque [...] a Magistris Rationalibus, nec ab eis dependere 51.2»

A riprova e conferma di ciò il Toppi riporta una provisio di re Roberto ubi mandat, quod omnes Iustitiarii et alii pecunias fiscales exigentes intra certuni tempus ponent computum de exactis per eos tam Summarie in Camera nostra, quam deinde finaliter coram Magistris Rationalibus Magnae nostrae Curiae 523.

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  1. Cfr. ad esempio Toppi, De Origine, IV, p. 147: «super ipso nil innovali» - a sostenere che non venivano apportati mutamenti, cambiamenti rispetto alla tradizione precedente. Nel lessico intellettuale europeo il concetto di riforma si delinea solo col XVIII secolo quale equivalente di rivoluzione; e da quest’ultimo si differenzia poi, quale mutamento volto a rinnovare ma non a sconvolgere le istituzioni esistenti, solo in seguito agli eventi della rivoluzione francese; cfr. Wolgast, Reform.
  2. Toppi, De Origine, IV, p. 150.
  3. Ivi, p. 151.

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