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rino negli animi il culto del buono e del belio, e vi sveglino il desiderio del sapere; che, esponendo gli elementi delle scienze più importanti, descrivano le meraviglie della natura, spieghino i diritti ed i doveri di chi vive in civile consorzio, insegnino come si fanno i commerci, come si esercitano le industrie e le arti, quanto la scienza giovò alla coltivazione de’ campi e alla pastorizia; allora soltanto noi avremo maestri di villaggio assai più colti, allora l’educazione e l’istruzione non terminerà nella scuola e colla scuola, ma entrerà nella famiglia, si assiderà al focolare domestico, e colla sua benefica azione distruggerà i pregiudizi, dirigerà e consolerà il lavoro, insegnerà ad apprezzare i liberi ordinamenti, in una parola, ridurrà a nuova vita il campagnuolo e il proletario, migliorandone le condizioni materiali e morali.
«Che in un villaggio tutti sappiano leggere il primo libro di lettura, che si dà nelle scuole, sarà bella cosa; ma cosa ancor più bella e più necessaria sarà che il leggere divenga un mezzo efficace ad aumentare il pairimonio delle utili ed oneste cognizioni, il vincolo che stringa ed affratelli tutti nella difficile opera di svolgere le nostre ricchezze a comune prosperità, di vivere d’amore e d’accordo, non cercando che il bene della famiglia, del paese, l’onore e la grandezza della patria nostra. La scuola può far molto, ma sola non basta. E dove questa già esiste, dove si sono superate le difficoltà per introdurla, non bisogna fermarsi; perchè se vi si vogliono raccogliere i frutti, è d’uopo aiutarne con amorosa cura lo sviluppo della semenza affidata al terreno bene disposto.
«In quanto alle Biblioteche, di cui ogni città dovrebbe esser provveduta, nella più parte dei casi sarebbe conveniente che fossero unicamente circolanti, cioè che i libri si concedessero e restituissero in certe ore di dati giorni,