Pagina:Delle biblioteche e dei libri popolari.djvu/23

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Intanto quello che mi conforta è il vedere che in Italia, dove è lo scarso numero di 200 Biblioteche pubbliche, si comincia a pensarvi e con molta alacrità l’iniziativa privata s’è messa all’opera; questa fede nell’importanza della scuola del libro si è fatta generale e può dirsi fede comune di tutte le intelligenze, di tutti i partiti: 220 di queste istituzioni già fondate; 4 Società di provincia già in essere a Milano, a Venezia, a Siena, a Livorno, 12 Consigli provinciali che stanziano sussidii1, è un bel fatto e di molto significato.

Speriamo che la moderna Società sappia comprendere a dovere questo bisogno che si è manifestato così spontaneo e generale, persuadendosi che la ricchezza pubblica sta principalmente nell’educazione morale e civile: e certo oggi che si provvede ai giardini pubblici e ai square pel popolo, più che mai si ha da pensare a diminuire il coefficente della criminalità e quel grosso miliardo di tributo annuale, che nelle industrie noi paghiamo ai forestieri. Auguriamoci, come ben disse il nostro bravo amico professore Galanti, che la donna entri nelle nuove associazioni di Biblioteche popolari: dal libro trarrà ammaestramenti per dispogliarsi

    tuita, che gira dalle scuole rurali degli adulti, alle carceri, ai magazzini cooperativi. Altre librerie circolanti gratuite s’istituirono a Bassano, Asiago, Lugo. Ella avrà sempre il merito d’aver preso l’iniziativa di sì utili istituzioni, s’imagini dunque quanto le vuol bene e la stima

    «il suo: Lioy

  1. Vedasi il mio lavoro storico-statistico che ha per titolo Le Biblioteche Popolari in Italia dal 1861 al 1869.