Pagina:Delle cinque piaghe della Santa Chiesa (Rosmini).djvu/54

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per lui, per sua benigna concessione; ciò che forma un’esistenza apparente e precaria, ma non un’esistenza vera e durevole.

73. Ora se v’ha in sulla terra società che abbia il diritto di esistere, che è quanto dire, che abbia il diritto di esser libera; par tutti i cattolici è certamente la chiesa di Gesù Cristo: perciocchè questo diritto essa l’ha ricevuto dalla parola immortale del Divino suo fondatore; e questa parola, che sopravvive al cielo e alla terra, glielo ha garantito dicendo: «Io sono con voi fino alla fine de’ secoli (Matt. xxviii. 20)». La chiesa di Gesù Cristo non può adunque cedere in altrui mano il proprio governo, non può vendere nè alienare in alcun modo a chicchessia la elezione de’ propri governatori, perchè non può distruggere sè medesima; e qualunque cessione in questo proposito è irrita per sè, è contratto viziato nell’origine un patto nullo, a quel modo che è nullo qualsiasi vincolo d’iniquità.

74. Cristo elesse a principio gli Apostoli; questi elessero i loro successori1; e a’ successori degli Apostoli ha sempre appartenuto2, e immutabilmente appartiene l’eleggere degli altri a cui consegnare il deposito che dee tramandarsi illeso sopra la terra sino alla fine, e di cui ad essi soli sarà dimandato conto dal Padrone che s’è degnato di porlo nelle loro mani. Il perchè la colpa della mala scelta de’ prelati della chiesa piomberà sulla testa de’ prelati precedenti, i quali si sono lasciati i primi uscir di mano le elezioni de’ loro successori, o che non hanno usati i mezzi tutti in loro potere per rinvenire delle altre mani pure e idonee a cui trasmettere dopo di sè il sacro deposito della parola e delle istituzioni di Gesù Cristo.

75. Vero è che non essendo il governo istituito da Gesù Cristo nella sua chiesa una dominazione terrena, ma un servigio in favore degli uomini, un ministero di salute per le anime3; egli non è retto dall’arbitrio di una dura autorità, non si picca di un crudo diritto; ma egli si piega, e, fondato nell’umiltà e nella ragione, riceve la legge, per così dire, da que’ soggetti medesimi in vantaggio de’ quali è stato istituito, e la sua mirabile costituzione è appunto quella di potere ogni cosa pel bene e niente pel male: tale è la sola sua superiorità, il solo diritto che egli vanta, il diritto di giovare. Indi quel dolce principio dell’ecclesiastico reggimento, che in tutto manifestavasi ne’ primi secoli della chiesa, e particolarmente nella elezione dei primari pastori ed era questo «il clero giudice, il popolo consigliere.» Certamente ove si fosse trattato di un rigido e stretto diritto, nessuna parte poteva avere la plebe cristiana nella elezione de’ Vescovi; ma perchè era la sapienza e la carità quella che presiedeva all’esercizio del diritto che i governatori della chiesa avean ricevuto da Cristo, e lo temperava, ammollendone ogni durezza: perciò nulla decidevano arbitrariamente que’ savi prelati, nulla in secreto, nulla di proprio capo; volevano il testimonio altrui ed il consiglio, e giudicavano che il consiglio migliore di tutti, il consiglio meno soggetto ad ingannarsi fosse appunto

  1. Negli Atti apostolici si legge, che Paolo e Barnaba «costituivano nelle singole «Chiese de’ seniori,» cioè de’ Vescovi e de’ Sacerdoti. C. xiv, 22.
  2. S. Paolo avea consacrato Tito in Vescovo di Creta; ora scrivendogli gli ordina che faccia anch’egli il medesimo con altre città. «Per questa ragione, dice, ti ho lasciato a Creta, acciocchè tu corregga quelle cose che mancano, e costituisca nelle singole città de’ seniori (cioè de’ Vescovi) com’io ho disposto con te.» Tit. 1, 3.
  3. «Colui che vien chiamato al vescovado, dice Origene, non è perchè comandi, ma perchè serva alla Chiesa: e le renda il suo servigio con tanta modestia e con tanta umiltà, che giovi a chi lo rende e a chi lo riceve:» ed aggiunge questa ragione, che è comune a qualunque altro reggimento cristiano, non che a quel della Chiesa «poichè il governo de’ cristiani dee essere tutto diverso da quel de’ pagani, il qual riesce duro, insolente e vano» Hom. in Matth. xx, 25. Questa dottrina del Vangelo è uniforme in tutti i Padri.