Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/150

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38cacume del monte, pronti a morir fino airultirao in quella lotta ditsuguale. Tale era il sentimento di quei Focesi: ma i Persiani guidati da Idarne e da EBalte, non prendendosi nessuno pensiero di loro, si affrettarono invece a discender giù per la china della montagna.

219. Intanto, ai Greci accampati alle Termopile, cominciò prima l’indovino Megistia ( in seguito allo studio fatto delle vittime) a pronosticar strage e morte pel ritorno del nuovo giorno; soprag-giunsero quindi imentre durava ancora la notte) i disertori persiani, che raccontarono il giro preso dal nemico per involger gli Elleni; finalmente, spuntata l’aurora, corsero giù dalle alture gli esploratori, e ripetettero le stesse cose. Di guisa che gli Elleni venuti al punto di deliberare, si divisero in contrarie sentenze. Imperocché gli uni opiniivanoche non si dovesse lasciare il campo: gli altri invece sostenevan tutto l’opposto. E, sciolto il consiglio, quali di loro ripresero la via della patria, e quali invece protestarono di volere star fermi con Leonida.

220. Ma dicesi, che fosse lo stesso Leonida che rimandò quelli a casa per amor di salvarli; protestando insieme, che né a sé né ai superstiti Spartani era lecito abbandonare quel posto che avevano avuto in custodia fin da princìpio, Ed io puro partecipo volentieri all’opinione, che Leonida, al vedere quei suoi Soci di si poco animo e titubanti a fronte del pericolo, li invitasse a tornarsene indietro: ma in quanto a sé, por contrario, reputasse una indegnità il ritirarsi. Imperocché, tenendo il fermo, certo è che egli provvedeva egregiamente alla sua fama, nel ’«mpo st esso che non lasciava oscurarsi la riputazione di