Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/287

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

— 275 —

g’ioni che, anche volendo il contrario, ci distorrebbero da questo passo. Primieramente, e massimameute, i templi e le immagini degli Dei incendiati e mandati in terra. Delle quali scelleratezze noi dobbiamo in tutti i modi possibili cercar solenne vendetta, anziché pensare a congiungerci con quelli che le commisero. Oltredichè i vari membri del popolo elleuico essendo congiunti con unità di razza e di favella, e avendo comuni fra loro i templi ed i sacrifici; uguali le costumanze; sarebbe piìi che mai ìoiquo un tradimento per parte degli Ateniesi. Sappiate, in breve; se ancora forse non lo sapete; che iufiao a tanto che resterà un Ateniese vivo, non saranno mai possibili accordi fra noi e Serse. Dobbiamo poi lodar di gran cuore la buona volontà che ci addimostrate, venendo iucoutro cosi liberalmente alla nostra avversa fortuna, e promettendoci di nutrire a proprie spese le nostre famiglie. Ma noi vogliamo nulladimeno conservare le cose come le stanno, e non esservi a carico. In questi termini, dunque, k^Uecitate, o Lacedemoni, quanto potete, la spedizione del vostro esercito. Imperocché noi pensiamo che il Barbaro occuperà senza indugio le nostre terre, non appena gli sarà riferito che coi non faremo nulla di quanto egli ci chiede. Ma prima che egli entri nell’Attica, è necessario di preoccupare i passi della Beozia. E ottenuta questa risposta dagli Ateniesi, i legati se ne tornarono a Sparta,