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Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/80

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desiderasti dal mio labbro verissime parole, io ti esposi quel clie realmente io sentivo dei Lacedemoni. Quantunque, di quale amore io debba amare costoro presentemente, tu devi saperlo meglio di ogni altro. Essi mi cassarono da ogni onore e da ogni dignità patria, facendo di me un esule ed un fuggiasco. Ma tuo padre raccog-liendomi, mi ha conceduto albergo e trattenimento. Né è cosa credibile che un uomo di mente sana voglia respingere un effettuai beneficio; ma molto più credibile invece che se lo tenga stretto meglio che può. Io poi non sono acconcio a promettere di lottare contro dieci, né contro due; ed, anzi, finché la cosa può restare in mio arbitrio, non vorrei sperimentarmi neppure in una singolare tenzone. Ma se la necessità, o qualche gravo urgenza lo richiedesse, mi sarebbe sopratutto dolcissimo di cimentarmi con uno di quei cotali, i quali si gloriano di valere quanto tre Greci insieme. E già ti posso affermare che i Lacedemoni generalmente, messi uno contro uno, non la cedono a verun altro uomo de! mondo; uniti poi insieme, operano prodigi. Perchè quantunque sien liberi, non sono però liberi da ogni parte; dappoiché hanno un supremo signore che li governa, e qnesto signore è la Legge. Verso la quale eglino si addimostrano molto piò. riverenti, che non i tuoi sudditi verso te. Imperocché li Spartani obbediscono pontuali,«simi ai suoi precetti. I quali precetti sono poi sempre i medesimi: vale a dire. di non cedere mai del campo, qualunque sia il numero dei nemici contro cui si trovino a fronte; e di restar fermi nelle ordinanze, risoluti a vincere od a morire. Ma. ee dicendo queste cose a te par che io motteggi, sarà meglio il tacere del rimanente. Quanto esposi finqui, lo