Pagina:Delle notti di Young traduzione di Giuseppe Bottoni e del Giudizio universale dello stesso Young.djvu/107

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notte. 81

330Tutti gli andati dì. Per questo il Mondo
Sorse da quella mole informe, e rozza,
E dal sen della terra uscio già l’uomo.
A tal pensiero oh come i Toti nostri
Si rivolgono al Ciel, posti in obblio
335Quanti vani fantasmi il mondo abbraccia!
Questo di già lo veggo, il globo io sento
Che tutto scuota, ondeggia 4 e l’alma mia
Lo seconda, ne trema- In mezzo a mille *
Lucide nubi le edesti Squadre
340Scendere io veggio i e solitaria resta
olimpica magion. Veggio ’l tremendo
Giudice in trono fiamiheggiante assiso*
S’apre il volume eterno * e senza Telo
Resta dell* uomo il coi’ * in cui di luce
345Entrando un vivo raggio, ogni pensiero
Più secreto dell’alma in quel si legge*
Ma qual veggio deforme orrido mostro f
Ohe in atto fier dalla sua cupa foce
Sorge? Coi! empie voci i ferrei ceppi
350Agita minaccioso, erge superbo
La testa immonda* e sulla fronte porta
Acberonteo coloi*, che ufi dì gl’impresse
li folgore superno < Ah lo ravviso i
Questi è del gran Tonante, e de’ mortali
355L 4 implacabil nemico* Il gran decreto
Ad ascoltai 4 sen vien; gifr freme 5 e ruota.
Qual infuocata massa in sen di fosca
Gravida nube le sanguigne luci*
L’ascolta*, e il Dio, sotto il eui braccio» trema*.
360Il superbo bestemmia: ei crede allora
Dall’Empirò piombar, e che la fiamma
Vindice eterna allora sol s’accenda*
Il tempo appar* e della face privò
Scorta del volo suo i del carro alato i
365Al dubbioso splendor dell’arso Mondo
Lento s’avanza; i numerosi figli é v
Chiama; il sen della Terra a* detti suoi
S’agita, s’apre, ed a aovella vita