Pagina:Delle notti di Young traduzione di Giuseppe Bottoni e del Giudizio universale dello stesso Young.djvu/210

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184 DECIMAQUARTA

Eia sola viltà s’ottenne in premio» •
Vedi quell’infelice, a cui non resta,
Privo della ragion, che il folle senso?
55Dall’immagine vaga al ciglio resa
Dall’acque, in cui se stesso il sol dipinse,
Egli è colpito, e nel ruscel si lancia,
Stringerla crede, e sol col rio s’incontra,
E nel fangoso letto ei s’imprigiona.
60Folie è così colai, che d’ombre vane
L’ambizioso desio fomenta e pasce. Spirito
d’ambizion y ricca sorgente
E del bene,. e dèi mal, tu servi all’uomo,
Come al pennuto stuol servono i vannj
65Quando l’augel potè sorger dal suolo l
E per l’aereo mar spiegar le penne,
Lo guidai* l’ali a* cavalcar le nubir
Ma se resta l’augel radendo il prato,
U ali stesse a lui son peso ed impaccio,
70E l’ambizion, che s’avvilisce e stanca y
Caduchi oggetti ad inseguir non erge
L’uom, che la nutre.: ma diviene un’aspra
Forte catena, che lo grava e opprime
O tu, che la -grandezza, ambisci, e cerchi
75Ne* più sublimi gradi e che sedotto
Resti dall’ambizion, te stesso io tento,
Come Prometeo sciolse un giorno Alcide
Sveller da quella rape, a cui t’avvinse
La tua follìa, ed ove il cor ti rode
80Fiero rapace augel. Se i lacci tuoi
Può franger la ragion, salvo sarai.
Forse non sai, che questi gradi eccelsi.
Che t’ingannan così, de’ quai l’acquisto
Un ben tu credi, altro non son che mali?
85Nelle corti regali alti*’ io non veggio
Che carceri più eccelse, u* schiavi illustri
D’infelici più bassi hanno l’impero
Onesti vivono sempre in duri lacci
Di servitù crudele, e sol da questi
90Sjitonquai rei per incontrar la morte.