Pagina:Delle notti di Young traduzione di Giuseppe Bottoni e del Giudizio universale dello stesso Young.djvu/27

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PRIMA NOTTE.


Le Miserie dell’Umanità.


ARGOMENTO.


L’Incostanza, la rapida brevità, l’incertezza di tutto ciò, che chiamasi bene nella umana vita; ma sopra ogni altra cosa, il mescuglio d’infiniti mali che intorbidano, ed avvelenano le contentezze mondane, dà luogo al Poeta d’invitar l’uomo ad innalzarsi sopra se stesso, e rivolgere lo sguardo all’Eternità, che è quell’immenso spazio di esistenza, convenevole alla sua spirituale natura. Si mostra, come l’umana debolezza agitata dalla nativa sua instabilità, fa malvagio, o inutile uso di quel tempo, che deve porsi in uso per l’acquisto dell’Eternità felice.


D
olce de’ mali obblio, calma, e riposo

Della stanca natura... il sonno oh Dio
M’abbandona. Simile al guasto Mondo
Fugge dagli infelici. Esatto ei riede
5Ove ride fortuna. A vol trapassa
Ove gemere ascolta, e sovra gli occhi
Non bagnati di pianto ei si riposa.
Dopo un momento d’agitato sonno,
Nè a me tranquillo da gran tempo è noto,
10Mi risveglio.... Felice è chi sempre
Dorme: se pure i varj orridi sogni
Non spaventan gli estinti entro la tomba.
     Quai di sogni stravolti orridi flutti
Han battuto i miei sensi allorchè in braccio
15Era la mia ragion del sonno! Oh come
Di disastro in disastro errava; e tutto,