Eran sul volto amato, ed or l’affanno,
Ora il piacer traea dal ciglio il pianto...
Giunge l’ultimo istante; e reso ardito
Dalle ruine istesse al Ciel si volge; 415Senza orgoglio, ma grande, ei già non cede,
Ma dona al Ciel quell’anima sublime,
La spoglia a morte in generoso aspetto.
Ingannati mortali, alla virtude
Fidatevi una volta: ella rispetta 420Un Nume in Cielo, e da quel Nume istesso
Corona, e premio la virtude attende.
Quando ver l’ampia occidental marina
S’affretta il Sole, ed il vapor, che sale,
E l’ombra, che maggior da’ monti scende, 425Di rugiada, e d’orror empion le valli,
D’alta torre la cima, e l’erta vetta
D’eccelso monte in se ritiene ancora
Del nascoso Pianeta incerto un raggio;
Cosi Filandro in quei lugubri istanti, 430Ministri di terror, di smania, e lutto
All’alme vili, a se medesme ignote,
Tranquillo, lieto, e maestoso in faccia
Tra quell’ombre ferali il capo altero
Erge di gloria cinto. In fronte porta 435L’immagine dell’alma; e splende, e ride
Bella speme in quel volto. Alfin la Morte
Lo ammanta di candor; serto di stelle
Al crin gli cinge, e lo presenta a Dio.