Pagina:Delle notti di Young traduzione di Giuseppe Bottoni e del Giudizio universale dello stesso Young.djvu/87

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notte 61

Sulla tomba fissar? Perchè ài Morte
Al nome impallidir se fa soltanto ’!
La soverchia viltà di chi lo teme
Terribile il morir? Da noi sì forma
" Tetro fantasma. In minaccioso aspetto
Da noi s’atteggia, ed obbliando il nostre
Chimerico lavoro, anima, e vita
Gli dà nostro timor. A’ piedi suol
Si palpita, si trema, e per le vene
Scorre gelido il sangue in faccia a lui.
Quanto distante è mai dal vero il quadro «,
Che da noi si colora! E quale Apelle
Potè morte ritrar, se di riposo
Un momento non ha? Trèmula ondeggia
La nostra man nel colorir sua tela.
L’idea sormonta il vero, il quadro affjlla
D’ombre cupe ignoranza, e quel si rende
Orrido alla ragion. E dove è morte?
O s’attenia, q passò. Più non esiste
Per chi la soffre. E’ la speranza in noi
1/ ultimo degli affetti: a che turbarci
Con sì funesti auguri? Il colpo ali 1 uomo
Avventa, è ver, ma di dolore è privo.
Il funebre metallo, e le gramaglie,
L’umida oscura fossa, i vermi, e Puma,
Le tenebre profonde, e quei funesti
Spettri, che sorgon tutti allor che il sole
Della vita tramonta, e P uom cadente
Cingono d’ogni intorno, orridi oggetti
Son per chi vive ancor, non per gli estinti»
Vittima Puoni delle follìe, che inventa,
Misero per sua colpa, assai diversa
Pinge la Morte, che natura impresse;
E «e teme una Morte, a mille è in preda.
Lungi lungi da noi quest’ombre vane:
Chiude la tomba adamantina rupe,
Ne spiarvi può dentro occhio mortale.
Ma sia pur Morte spaventoso oggetto,
Qual noi fingiam, e che temer da lei