Pagina:Delle strade ferrate italiane e del miglior ordinamento di esse.djvu/456

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rovine traggono a grave infortunio, fors’anche a disperazione; — là dove invece gli straordinari arricchimenti di pochi non sono frutto d’assiduo lavoro e d’operosa economia, ma solo derivati da raffinata malizia, o della cieca fortuna, fanno un triste contrasto colla rovina di molti miseri accalappiati dalle male arti d’alcuni giuntatori; non sr potrà credere certamente avviata a successivo perfezionamento morale la popolazione, nè sperarsi mai prospera, in fin di conto, la condizione economica di questa.1

  1. Mentre, guidati dal solo nostro intimo convincimento, scrivevamo queste parole, ecco come un foglio francese, non addetto, come molti altri, ai moderatori detta Borsa, informava i suoi lettori della situazione delle cose: Gazzetta Piemontese, giovedì 25 settembre 1845, N.° 19. Leggesi nella France: «Da qualche tempo Parigi presenta l’aspetto d’una vera biscazza; il più sfrenato aggiotaggio vi domina. Dall’alto al basso della scala della società tutti sono in preda alle frenesie della speculazione e del giuoco. È un delirio veramente senza esempio, dopo l’epoca funesta del banco di Law. La Borsa e i suoi dintorni tengono ora il luogo della troppo celebre bisca della via Quincampoix. »Ben difficile sarebbe il porgere un’esatta idea della sregolatezza inaudita che si manifesta nell’aggiotaggio sulle strade ferrate. Non sono più le faccie conosciute sotto i pilastri delle scene, o al passaggio dei teatro dell’Opera, che in pieno giorno operano sulle azioni o promesse di azioni: grandi e piccoli, agiati cittadini e gente bisognosa, si scontrano e si urtano sulle scalinate della Borsa, alla porta degli uffizi di compagnie, o degli agenti di cambio, e dentro e fuori, a tutte le ore, e in ogni luogo, risicando, all’alzarsi o abbassarsi dei fondi, questi ogni loro sostanza, queglino i loro risparmi, il pane dei loro figliuoli; ed alcuni perfino un capitale che non hanno, ma che sanno trovare all’improvviso col favore di un credito fattizio. »Quel che havvi di più deplorabile in quelle sregolatezze di genere nuovo, in quei veri baccanali della speculazione, si è che avranno per risultato un traslocamento funesto delle piccole sostanze. Può farsene giudizio dal numero sempre crescente delie somme ritirate in ogni settimana dalle casse di riparmio. L’artière economo, laborioso e ben regolato, per l’allettamento dei guadagni a lui offerti dal giuoco della borsa, gitta a poco alla volta i suoi modesti risparmi in quel profondo abisso. »Niuno vi è, si dica a vergogna del tempo nostro, fino al vostro porti-