Pagina:Delle strade ferrate toscane e del migliore ordinamento di esse.djvu/8

Da Wikisource.

—( 4 )—


centrarsi dentro le sue mura immensi capitali, lo dovè all’impero delle circostanze che, agendo più equamente, disseminarono per lo stato le ricchezze, resero più agiata l’universal convivenza, e trassero a nome e splendore Livorno, dà povera città che era per lo innanzi.

Adottato fin d’allora il principio della libertà dell’industria e del commercio, e sperimentatine i vantaggi, la Toscana attraverso le politiche vicende che da quel tempo ai nostri scossero la vecchia Europa, si mantenne salda in quel principio, e il governo non ebbe più che a lasciar fare, quando non credè di dover tutelare quella libertà con leggi migliori. Questo principio di libero commercio, libera industria, e libera concorrenza, non abbisognando che del solo soccorso governativo per stabilire leggi economiche che ne assicurassero e proteggessero i rapporti, rigettava la protezione esclusiva di qualunque impresa per parte del governo, e qualsivoglia genere di privative o privilegi, senza che da questi venisse quel principio medesimo attaccato e leso. Ben è vero che il governo può e deve illuminare la mente e coadiuvare l’opere dei privati, quando ultimo e precipuo fine di questi sia l’utile pubblico; quando però imperiose circostanze reclamino questo concorso, senza del quale venisse a fallire l’aspettata utilità: che in caso diverso dovrebbe il governo astenersene, lasciando ai privati libera l’effettuazione della loro intrapresa. Pure l’intervento governativo è sempre utile, anzi necessario, quando si tratta di stabilire i primi elementi della prosperità dello stato, cioè a dire i veicoli di comunicazione, come strade, canali, ponti ec., acciò questi riescano comodi e sicuri, sì nella parte della economia che della natura.

Posti questi principi, piccola parte nel sistema della libertà dell’industria e del commercio, vedremo nel seguito del nostro discorso in qual modo siano stati applicati in Toscana nelle concessioni delle strade ferrate.

Finché le nazioni furono nell’infanzia, e i popoli, liberi di spaziare per la superficie della terra, si arrestavano