Pagina:Di una grande strada a rotaie di ferro nel Regno di Napoli.djvu/2

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ticolari condizioni commerciali. ― Del pari particolarissimo è lo scopo cui serve la strada di ferro austriaca che congiunge la Moldava col Danubio, comechè lunga circa settanta miglia. ― Di un’importanza assai meno circoscritta riusciranno quelle progettate nel Belgio, in continuazione delle già fatte, le quali dalla Mosa dirigendosi ad un porto del mare del Nord toccheranno molte grandi città: e quelle ancora, proposte in Germania, che metteranno le città di Magonza, di Francoforte, di Augusta e di Monaco in comunicazione intima fra loro. Ma grandi strade di ferro, veramente, direm così, nazionali, ed intese a vantaggiare direttamente la massa di tutto un popolo o di gran parte di esso, sono poi quelle che si propongono per l’Italia.

La strada piemontese, che porterà il nome di Carlo-Alberto, prendendo le mosse da Arona presso il Lago Maggiore, toccando Novara, Vercelli, Casale, Alessandria, Novi, e non senza spiccare un suo ramo a Torino, attraverserà tutta la monarchia sarda di terraferma e si dirizzerà a Genova trapassando l’Appennino Ligure con uno speco della lunghezza di circa 10,000 metri, cioè più di cinque miglia.

La strada che si è progettata fra Milano e Venezia toccherà ben an-
che molte ragguardevoli città ed attraverserà nel bel mezzo quasi che tutto il regno Lombardo-Veneto.

Quella infine che vuolsi costruire fra Livorno e Roma, abbenchè non passasse per lo mezzo della Toscana, pure la fiancheggierebbe pel suo lato più lungo, ed andrebbe inoltre a recare i suoi benefìzi alla gran capitale di uno Stato vicino.

Grandi strade di ferro in questa guisa disposte, sono fatte per mutare i destini di tutta una nazione: per crearle un’era novella di prosperità, di civiltà e di potenza. Non è duopo nè di economisti, nè di scienziati, nè di pubblicisti per intendere che di grandissimo utile debba essere ad un paese un mezzo di comunicazioni e di trasporti così celere, che le distanze terrestri per le mercanzie sono ridotte al dodicesimo delle vere, e quando si vuole possono esserlo fino al ventiquattresimo; col quale sono eliminati i rischi e le avarie degli attuali trasporti per terra e per mare, e pel quale infine la spesa di questi, se si paragona a quella de’ trasporti sulle strade comuni eseguiti con carri, è ridotta quasi alla metà, e se a quella dei trasporti esercitati a schiena di animali, a circa il quindicesimo. Ma fin dove possano estendersi le conseguenze benefiche di tali vantaggi nel rispetto della civiltà e della ricchezza