Pagina:Dialogo della salute.djvu/10

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N.
— No certo.
R.
— Ma chiameremo invece tristo e (in sè) ammalato colui cui è male ciò che per gli altri non è male, poichè con la sua presenza fa diventar male ciò che non è male.
N.
— Così sembra anche a me.
R.
— Vedi ora se come per il corpo sano le cose delle quali parlavamo non sono mali, ma per l’ammalato, non siano così anche tutte le altre cose per le quali gli uomini si dolgono come la solitudine, l’oscurità, la povertà, la cattiva opinione del prossimo e tutti i mali del corpo e il supremo male infine la morte — per l’uomo tristo bensì mali, per l’uomo sano cose indifferenti?
N.
— Io sono con te finchè tu fai il parallelo fra le cose che il corpo sano sopporta e il corpo invalido fugge come a lui perniciose, e quelle cose del mondo esterno che se affliggono l’animo debole non toccano l’animo forte; e fin qui ben credo che la salvezza dell’uomo sia in quella salute che il vecchio ci augurava. 2. Ma ci son cose che distruggono la salute stessa e del corpo e dell’anima, contro le quali nè forza fisica vale nè animo libero, cose che ti tolgono appunto questa libertà e questa forza e ti tengono debole e miserabile in lor balìa. Che ti valgono le membra pronte e sicure con lungo studio a ogni lavoro esercitate e indurite a sopportar gli insulti delle intemperie, se un accidente qualsiasi, se una malattia può rendertele per sempre e deboli e dolorose, e in brev’ora to-