Pagina:Dialogo della salute.djvu/32

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uno spazio per quel tanto che esiste, ma non trae più la linfa dalle radici per portarla alle fronde, nè del respiro di queste avviva le radici — insomma non è più un albero.
R.
— Ebbene, questi son uomini come quel tronco reciso è un albero vivo. Corpi sono che noi vediamo e si muovono e gestiscono — non uomini.
N.
— Ma tu ne avevi disgregrato il corpo perchè dedito al piacere, ed ora glielo ridoni. — E pur sono dediti al piacere.
R.
— Non tutti affogano nella stessa acqua. Dove un nano affoga un uomo normale non affogherebbe; ma quando l’acqua gli giunge alla bocca, non affoga meno di quanto affoghi il nano. A ognuno la preoccupazione del piacere è l’acqua alla gola. Cercano il piacere per altra via e il loro corpo nè gode, nè vive, ma vegeta. Cercano il piacere per altra via, e per altra via sofrono e si vedono giocati pure in ciò che contendono.
N.
— Ma non sono tristi o preoccupati tutti che non attingano alle altezze eccezionali, ma contenti di sè e disposti alla gioia e lieti di compagni e amici e amanti....
R.
— Poichè la ricerca del piacere del corpo è la vanità solitaria, la ricerca del piacere intellettuale è la vanità sociale, che arde di fiamma vicendevole.
N.
— Come c’entra qui la vanità e l’intelletto?