Pagina:Dialogo della salute.djvu/44

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nismo, che coi suoi capricci «mantiene la famiglia»; temono per lui che qualche cosa d’estraneo non venga a turbare il fascino d’una situazione foggiata con l’arte e per l’arte....
N.
— Ma permettimi. Io ti sto a sentire, e dalle cose come le poni io non posso toglier niente. Ma perchè premetti ch’essi debbano esser proprio così vuoti?
R.
— Oggi sei di corta memoria. Non ti ricordi più che me l’hai fatto premettere tu stesso, quando ti sei fatto paladino di coloro che vogliono esser artisti e non vogliono rinunciare all’arte? Infatti è chiaro ancor sempre che chi vuol veder sul muro l’ombra del proprio profilo, in ciò appunto la distrugge. Come quelli che cercano i piaceri del corpo, cioè il significato dell’esistenza del loro corpo, ne perdono tutto il sapore; così questi che cercano altri piaceri che significhino un’esistenza più vasta, perdono il sapore di ogni cosa, e non sanno più niente e sono vuoti tanto quanto vogliono sfruttarsi. Ma che vale? la preoccupazione della vita spingerà pur sempre gli uomini a curare e a cercare le posizioni dove videro vivere altrui, dove forse anche parve a loro stessi per qualche tempo vivere. Nasce per questa preoccupazione, dalla vita sana del corpo, la degenerazione sensuale e la rettorica dei piaceri; dalla diritta attività d’un uomo che ha una missione da compiere, l’ambizione della potenza e la rettorica dell’autorità; dall’opera d’un uomo che aveva qualche cosa da dire, la posa dei creatori e la