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Pagina:Diario del principe Agostino Chigi Albani I.djvu/29

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Le Campane del Campidoglio.


Eletto appena il nuovo Pontefice Pio VII nel 1800, il Signor Principe D. Abbondio Rezzonico, Senatore di Roma, Gonfaloniere Perpetuo del Senato e del popolo romano, unitamente agli eccellentissimi Conservatori, fece vive suppliche a Sua Santità per ottenere il permesso d’innalzare nella torre capitolina due nuove campane, facendo fondere le antiche, delle quali godeva grandissima fama la Patarina di Viterbo. Il Santo Padre accolse benignamente queste suppliche e stabilì che dal pubblico erario venissero somministrate alla Camera Capitolina libbre ventimila e settecento di metallo. Proprio in quest’anno si compie il primo centenario dell’innalzamento di queste due nuove campane, che in quei giorni fecero tanto parlare di sè in tutta Roma, e non parrà fuori di proposito se io ne ricordi ora qualche particolare.

Fuse da un tal Casini e disegnate dall’ingegnere Spagna, costituirono l’ammirazione di tutti per la loro perfezione e per il loro suono. Il Papa stesso, acconsentendo alle vive preghiere, il giorno 26 novembre 1805, si portò con treno semipubblico dal Quirinale alla porta della scaletta segreta di S. E. il Sig. Senatore, il quale in quel giorno, con molto suo dispiacere, guardava il letto, e quindi, ricevuti gli omaggi dei Signori Conservatori, del Priore dei Caporioni e dei fabbricieri del popolo romano, si diresse nella gran Sala Capitolina per procedere alla benedizione.

Nei giorni innanzi erano state trasportate quivi le campane dalla fonderia, vicino al Colosseo, sotto la guida di un forzato, antico sampietrino, uscito in quei giorni di galera. Questi le aveva disposte una presso l’altra, poco lungi dal Soglio pontificio magnificamente ornato, sospese ad una certa altezza in un castello formato di grosse travi, riccamente addobbate di damaschi cremisi, allacciati da ricche trine e frangie d’oro. La sala era superbamente e magnificamente adornata e riscosse l’approvazione generale: in mezzo stava eretto un altare con sopra un baldacchino, di fronte a questo il trono papale con ai fianchi due coretti, l’uno per Sua Maestà il re Carlo Emanuele IV di Sardegna e l’altro per S. M. Imperiale, l’arciduchessa Ma-