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Pagina:Diario del principe Agostino Chigi Albani I.djvu/42

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Il Potere Temporale

Sua prima caduta nel secolo XIX.


Il Potere Temporale dei Papi, nel secolo XIX, può a buon diritto ritenersi esistito solamente di nome: dal mille ottocento al mille ottocento settanta, ossia dalla sua restaurazione, dopo la prima Repubblica Romana, sino alla sua definitiva caduta, noi lo vediamo spesso in mezzo al disordine più umiliante, vero governo fantasma, eclissarsi e sparire, lasciando spesso i suoi sudditi infelici in balia del primo venuto; lo vediamo, è vero, ricomparire poco dopo, circondato e protetto da picche e baionette straniere, in attitudine feroce, non per incominciare però una nuova vita, ma per riprendere l’antica. Incapace di qualunque risoluzione, anche nelle minime difficoltà, il Governo Pontificio viveva alla giornata, lasciando indisturbati i faziosi e diventando feroce contro i più remissivi: tale il Governo di Roma negli ultimi anni dell’ingloriosa sua vita, tale nella sua lunga e fatale agonia.

Nel 1800 Pio VII, riposto appena sul trono, si adoperò con il suo Ministro, Ercole Consalvi, per riformare lo Stato, avendo in animo d’inaugurare una nuova era nella storia del Potere Temporale, ma furono vinti ben presto dall’ambiente e dagli avvenimenti, come abbiamo già notato, e travolti, mentre la macchina dello stato riprendeva l’antica via. Finché durò la pace e l’armonia con Napoleone, il Governo di Roma trasse avanti i suoi giorni abbastanza lietamente, ma quando questa venne in modo brusco a mancare, cominciarono allora per esso i dolorosi guai: il suo territorio non venne più rispettato, la sua autorità non più curata.

Le milizie italiche e franche, che, sulla fine del 1805, si dirigevano verso Napoli, cominciarono allora a poco a poco ad impossessarsi e stanziarsi nel territorio pontificio con vari pretesti, costringendo i poveri sudditi a sborsare grandi somme, mentre il Governo di Roma, incapace di romperla definitivamente e coraggiosamente, ripetendo a mezza voce innocue proteste, assisteva impassibile a questi continuati soprusi. Non seguirò tutte le lunghe ed intricate questioni che si dibatterono tra l’Imperatore e il Papa in quest’occasione, ma mi piace