Pagina:Diario di Nicola Roncalli.djvu/274

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256 diario roncalli

diresse al Papa con sopraccarta «Affari di coscienza e perciò riservato al Papa solo».

Il suddetto opuscolo fu dal Santo Padre passato al Consiglio dei ministri di Stato. S’ignora con quali istruzioni.


    ordine, tanta rettitudine e tanta abilità, che a riscontro dei tempi e delle consuetudini dell’amministrativa clericale erano meravigliosi; di che lasciarono scritto documento».
          Ben diverso giudizio si fece dell’amministrazione finanziaria pontificia quando cadde nelle mani di Angelo Galli «Antico computista della tesoreria, costui aveva col suo abbaco generata tale confusione, che egli solo sapeva leggervi dentro; a lui solo quasi ad interprete di inesplicabili geroglifici dovevano avere ricorso tesorieri e ministri. Il buono cardinale Tosti non lo aveva tenuto in istima, ma in ufficio, perchè era diventato un arnese necessario; lo scaltro Antonelli successore del Tosti non ne aveva potuto fare a meno, quantunque dicesse non averlo caro; la Consulta di Pio IX, che lo stimava quanto valeva, era stata costretta ricorrere a lui per non ismarriisi in quel dedalo di sue cifre. Monsignore Morichini, se volle compilare nn bilancio preventivo pel 1847, fu in necessità di fare buoni i dati di quel rendiconto del decennio, intorno al quale il Galli aveva speso molto tempo e guadagnato molto denaro senza rendere il conto: i Ministri laici costituzionali e repubblicani al Galli avevano dovuto far capo se volessero qualche notizia di quella computisteria che era il suo segreto, la sua cabala, il suo genio. Cosi egli era stato sempre a galla, o non era ito mai pienamente a fondo, così diventò poi il principe della finanza pontificia, sebbene ognuno sapesse che nella confusa mente non capiva dramma di buona dottrina economica, e che poco onesto nome aveva dato di sè, facendosi cogliere una volta in colpa di contrabando, largheggiando coi parenti, bazzicando cogli appaltatori, facendo suo prò della fortuna di un infelice nipote, del quale era tutore» (Farini. Lo Stato Romano dall’anno 1815 al 1850. Firenze, Le Monnier, 1853, 3° edizione, iv, 233-235).