Pagina:Diario di Nicola Roncalli.djvu/283

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le ovazioni fuori della Capitale per rassicurarsi sulla pubblica opinione. In fine, che osservi da lontano qual piega prendano, nell’insieme, le cose dello Stato, per essere a portata di porsi in salvo in qualsiasi evento.


3 Settembre. — Fra le stampe clandestine, requisite non ha guari dalla Polizia, ve n’era una intitolata: Giuseppe Viola.

Questa fu anche pubblicata da un giornale mazziniano di Genova, ed in sostanza non è che una biografia. Risulta dalla stessa che il Viola, figlio di un negoziante di gesso in Roma, all’Arco della Ciambella, era un dotto matematico, e che, divenuto uffiziale di artiglieria nell’assedio di Roma, con molta abilità, presiedeva al comando delle batterie di Testaccio e del Monte Aventino. Questi morì in Roma nello scorso luglio, ed il biografo (che si crede Federico Torre) ne forma un eroe e ne adorna l’elogio con termini ingiuriosissimi al Governo pontificio1.

Intanto, per questa e per altre stampe clandestine, furono arrestati due fratelli Chiassi, stampatori a Montecitorio, un Modesti ed un Mugno, lavoranti presso la suddetta stamperia, nonchè un Giacomelli, fratello dell’attuario del tribunale criminale del Governo ed impiegato nella cancelleria degli uffici civili, presso cui si trovò una corrispondenza settaria, custodita in ufficio, scritta in cifre.


  1. Il Diarista non si mostra qui ben informato. Chi fosse l’autore dello scritto intorno al Viola non sono riescito a sapere, ma certo non fu Federico Torre.