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Un tale arresto è stato veramente interessante, poichè si rinvennero la corrispondenza settaria, i conti con la provenienza dei fondi ed erogazione, e circa dieci lettere già preparate a varii individui, tra’ quali ad alcuni militari.


24. — Poco dopo l’importante arresto in via Laurina, n. 14, di Adolfo Mancini di Ariccia, di Giovanni Lucenti, campanaro, in via Tordinona, n. 102, e del macellaio Bernardini, soprannominato il Telegrafo, ne furono eseguiti altri nelle persone di:

Giuseppe Zamboni, romano, domiciliato in via dell’Orso, n. 88, il quale si qualificò per un Morando, forestiere. I gendarmi, essendo entrati da una finestra, lo sorpresero mentre scriveva una lettera a Mazzini ragguagliandolo dell’infausto avvenimento dell’arresto dei comuni amici, deplorandone le conseguenze; di Agostino Botaro, romano, da vario tempo dimorante in Genova e venuto, clandestinamente, a Roma.

Pochi giorni innanzi fu arrestato Gio. Battista Alessandrini di Ancona, ex-capitano di marina, quale sospetto in linea politica e possessore di varie monete di oro, e che, con i documenti pervenuti in mani della Polizia, si è verificato appartenere alla setta.

Si conobbe, inoltre, che i fondi alla setta venivano fatti con effetti provenienti da varie piazze estere, per mezzo delle cuffiaie merciaie:

Massoni, Ripari, Giovannetti, Duprè1.


  1. Ciò avveniva a loro insaputa.